lunedì 29 novembre 2010

Scandalo parlamentari: vitalizio dopo solo 5 anni di legislatura

Condivido questa notizia, di cui non hanno dato notizia ne radio, nè GIORNALI, né TV!!!

Il giorno 21 settembre 2010 il deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura, in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione.

Indovinate un po' come è andata a finire?
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio.

È una distanza tra il paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio.

Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.

Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte Costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’ Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno (291 miliardi di vecchie lire).

giovedì 18 novembre 2010

Shock in Procura: Radio Vaticana provoca morti come una bomba atomica

«Fermate Radio Vaticana: provoca morti come un’esplosione nucleare». Sono stati consegnati alla procura di Roma i risultati dell’incidente probatorio sull’inquinamento elettromagnetico dell’emittente della Santa Sede. Secondo il coordinamento dei comitati di Roma Nord, i dati sono «da Hiroshima. Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, solo negli studi epidemiologici di zone che hanno subito gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica».
Le verifiche del perito del Gip, Andrea Micheli dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano attestano un «coerente, importante, significativo» pericolo di ammalarsi e morire di leucemia, linfoma e mieloma dovuto alla «lunga esposizione residenziale ai ripetitori di Radio Vaticana fino a 12 chilometri di distanza da questa». La Santa Sede ha risposto in udienza con una contro-perizia scientifica di Umberto Veronesi e Susanna Lagorio che nega effetti cancerogeni alle onde elettromagnetiche e assicura che «nella sua attività ha sempre rispettato le indicazioni internazionalmente accettate sull’intensità delle emissioni proprio per garantire piena tranquillità alle popolazioni circostanti e ai suoi lavoratori». Ora il pm Stefano Pesci, responsabile dell’inchiesta, dovrà decidere se archiviare o rinviare a giudizio i responsabili di Radio Vaticana.
L’incidente probatorio, riferiscono i comitati civici, ha accertato che «il rischio è clamorosamente alto, l'effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso». Lo studio di mortalità ha verificato i decessi avvenuti dal 1997 al 2003 per una serie di patologie ed ha preso in considerazione il ventennio di storia abitativa antecedente la data della morte, determinando, fino a 12 chilometri dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano linfomi e mielomi. In pratica, bambini e adulti vissuti nelle vicinanze dei centri trasmittenti della Radio Vaticana (presso Santa Maria di Galeria) e della Marina Militare (Maritele) si sono ammalati in percentuale sensibilmente superiore agli altri cittadini romani. I comitati civici invocano «l'immediata sospensione delle trasmissioni della Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luogo in cui non possa accrescere il rischio di morte e di malattie per gli esseri umani, o l'abbandono totale di questa obsoleta tecnologia in favore della diffusione satellitare dei propri programmi radiofonici».
Sia la Radio Vaticana, sia la Marina Militare hanno depositato le controdeduzioni. Il perito del Gip Micheli, si ribatte in Curia, «ha ammesso l’insussistenza di evidenze scientifiche circa presunti effetti cancerogeni del tipo di onde elettromagnetiche generate dagli impianti di Radio Vaticana». La documentazione fornita da Micheli «non risponde agli standard comunemente accettati per gli studi scientifici epidemiologici» e «i metodi adottati per l'esame dei casi non sono né chiari, né adeguatamente spiegati». Ciò, per la Santa Sede, «conduce a risultati non attendibili e paradossali». Il gip ha affidato al pm la documentazione raccolta. Ora si attende la sua decisione.

(da La Stampa)

giovedì 11 novembre 2010

Google: aumenti di stipendio contro la fuga dei talenti

Secondo una notizia uscita ieri su Repubblica, Google avrebbe concesso un 10% in più in busta paga ai suoi 23mila dipendenti per impedire campagne acquisti tra i suoi talenti da parte dei concorrenti e in particolare di Facebook.

Google concede un aumento del 10% del salario ai propri 23mila dipendenti nel tentativo di evitare una loro fuga verso altre società. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali l'aumento sarà effettivo da gennaio. L'aumento, reso noto dall'amministratore delegato Eric Schimdt in una lettera ai dipendenti, arriva mentre si inasprisce la battaglia fra Google e i maggiori competitor, soprattutto Facebook, per assicurare che i talenti della società restino.
"Vogliamo esseri sicuri che vi sentiate ricompensati per il duro lavoro. Vogliamo continuare ad attirare la gente migliore in Google" osserva Schimdt nel messaggio ai dipendenti, nel quale spiega che una recente indagine interna evidenzia come per i dipendenti Google il salario sia la componente più importante della retribuzione. Google - secondo indiscrezioni - avrebbe anche iniziato a testare una formula matematica per prevedere quali dipendenti più probabilmente lasceranno la società.
Colin Gillis, analista di BGC Partners, ritiene che l'aumento dei salari avarà un chiaro impatto sui margini di profitto e dimostra quanto sia importante mantenere il proprio staff.

(da Francesco Perilli, "Google aumenta gli stipendi per arginare la fuga verso Facebook")

martedì 9 novembre 2010

Vieni via con me: boom di ascolti per Saviano e Fazio

Boom d'ascolti ieri sera per la prima puntata di "Vieni via con me", su Rai Tre, ha registrato 7.623.000 spettatori e il 25,48% di share.
Il programma di e con Fabio Fazio e Roberto Saviano ha ottenuto picchi superiori a 9.300.000 spettatori e al 32% di share (il piu' alto alle 22:42 con 9.321.000 spettatori e il 32,02% di share). "Vieni Via Con Me" è stato il programma più visto di RaiTre degli ultimi 10 anni.
L'aspetto interessante è che sono stati eccezionali i risultati nei target più giovani: nel target tra i 15 e i 24 anni il programma ha raggiunto il 28% di share, ha superato il 30% (30,14%) in quello tra i 25 e i 34 anni.

La trasmissione si è aperta con la lettura di una serie di elenchi tra cui quello letto da Nichi Vendola sui modi per definire gli omosessuali. Poi è arrivato il momento del monologo di Saviano sulla ''macchina del fango'', nel quale l'autore di Gomorra ha detto di ritenere in pericolo la democrazia.
A tenere banco è stato poi lo show di Roberto Benigni, che, dopo le polemiche, ha accettato di partecipare gratuitamente come ospite alla trasmissione. Il comico toscano come un fiume in piena ha parlato di Ruby e del caso escort, poi ha scherzato sui nuovi ''metodi'' usati dalla mafia evocati da Silvio Berlusconi: ''Mafiosi schifosi, vendicatevi con me mandatemi due brasiliane''.
Ospite della trasmissione ieri sera anche il maestro Claudio Abbado che ha elencato i motivi per cui bisogna difendere la cultura.
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