lunedì 12 settembre 2011

Allarme editoria: a rischio il pluralismo

Cento testate, tra giornali cooperativi, non profit e di partito, rischiano la chiusura e più di quattromila tra giornalisti e poligrafici di perdere il lavoro.
È l’allarme lanciato dalla Federazione nazionale stampa italiana a causa dei tagli all’editoria. Per la Fnsi il rischio occupazione e quello per la sopravvivenza delle testate deriva da una norma, il comma 62 dell’art.2 (ex 53 bis) della legge finanziaria, che sopprime il carattere di diritto soggettivo dei contributi alla editoria: in altre parole da oggi in poi a stabilire chi prenderà il contributo e chi no sarà il governo... Molta pubblicistica ha raccontato gli scandali legati ai finanziamenti ai giornali e molti ritengono che questi fondi siano uno spreco di denaro, altri gridano addirittura allo scandalo (non possiamo infatti negare le “furberie all’italiana” presenti anche in questo settore), ed è giusto che vi siano opinioni diverse, ma il problema oggi è grave.
I contributi all’editoria stanziati dal governo raggiungono una cifra complessiva di circa 460 milioni di euro. Molti giornali che ricevono questi contributi sono noti: l’Unità, ad esempio, ha ricevuto nel 2007 (anno di riferimento) 6.377.209,80, euro, La Padania, 4.028.363,82. Altri sono meno conosciuti: Mare e Monti, che tuttavia raggiunge una quota di finanziamento molto significativa con 103.344,80 euro. Si passa dunque dai 3mila euro de Il ponte di Firenze ai 7 milioni e mezzo di Libero.
I fondi destinati al sostegno per l’editoria sono da suddividere in contributi indiretti (per la copertura di spese postali, ad esempio) che vanno soprattutto alle grandi testate come la Repubblica e il Sole 24 Ore, e quelli diretti, che invece sono destinati alle testate politiche, di idee, delle minoranze linguistiche e alle cooperative di giornalisti.. Proprio queste ultime, con un colpo di mano di governo e maggioranza, si sono viste cancellare il loro diritto soggettivo. Ma che cos’è il diritto soggettivo? Per dirla in breve: il diritto democratico e di uguaglianza stabilito per legge per poter ricevere i contributi all’editoria. Da oggi in poi a stabilire chi prenderà il contributo e chi no sarà invece il governo, ma quali saranno i criteri di tale scelta nessuno può dirlo e a quanto pare anche lo stesso governo sembrerebbe non avere le idee chiare. In una intervista il senatore Vincenzo Vita ricordava (oggi, vedi l’articolo di Vita sembrerebbe esserci l’ultima chance): «Il principio del diritto soggettivo stabilisce che le testate abbiano un vera e propria tutela giuridica. I bilanci di questi giornali possono essere programmati dagli amministratori con le banche attraverso fidi e prestiti. Questo principio fu stabilito dalla riforma dell’editoria del 1981 e fu reso più concreto da una legge del 1990. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti ha confermato che i 200 milioni di euro previsti nelle tabelle della Finanziaria del 2010 – ha proseguito Vita – saranno confermati a fronte dei 500 milioni di euro che sarebbero indispensabili per il fondo a regime. Al di là della promessa di mantenere quella tabella per il 2010, in assenza di un diritto soggettivo qualsiasi altra priorità può sopraggiungere ad un certo punto dell’annata. E siccome le provvidenze vengono date verso la fine dell’anno, si può immaginare come il comma 53 bis previsto dalla Finanziaria, che cancella il diritto soggettivo, metta a repentaglio la vita di questi giornali». Molte testate dunque, su decisione governativa, potrebbero non vedersi riconosciuto il diritto al sostegno, e non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivere senza il finanziamento regolare, come stabiliva il diritto soggettivo. Se qualcosa non cambierà, e in tempi brevi, il nostro pluralismo dell’informazione (già viziato da anomalie e conflitti di interessi) non avrà più voci importanti e storiche; per citarne una, il Corriere Mercantile che, tra tutte le testate colpite dai tagli all’editoria è certamente la più antica (1824), e così molte altre, un effetto domino che toccherebbe tutti: lavoratori del settore, giornalisti, poligrafici, redattori, collaboratori, agenzie e così via: tutto cancellato, dall’oggi al domani.

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